La garanzia dei servizi sociali è parte integrante del sistema dei diritti del cittadino ed è essenziale per un tenore di vita accettabile; per assicurare questi servizi sono quindi necessari investimenti economici. Le statistiche della protezione sociale aiutano a comprendere e quantificare le dimensioni del fabbisogno misurando l’entità della spesa di settore e dei servizi erogati. Una parte importante della spesa per la protezione sociale, in particolare, è rappresentata dalla previdenza e dall’assistenza.
In breve
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In breve
- Nel 2019 la spesa per la protezione sociale è pari al 29,3% del Pil. È destinata prevalentemente alla funzione vecchiaia (49,2%) e alla funzione malattia (22,8%).
- Nel 2018, in Italia la spesa pro capite per la protezione sociale è di 8.455 euro annui, appena al di sopra della media Ue (8.435 euro). Se rapportata al Pil, la spesa dell’Italia (28,8% nel 2018) supera la media Ue (27,9%).
- Nel 2018 l’incidenza dei trattamenti pensionistici è uguale al 16,5% del Pil, in diminuzione dal 2015.
- Nel 2018, il 38,1% delle risorse gestite dai Comuni per i servizi sociali è destinato alle famiglie con figli, il 26,8% ai disabili, il 17,2% agli anziani, il 7,5% al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, il 4,7% agli immigrati e lo 0,3% alle dipendenze da droghe e alcool.
- Nel Mezzogiorno, i livelli di spesa pro capite sono inferiori rispetto alle Regioni del Centro-Nord, ad eccezione della Sardegna.
- Nell’anno scolastico 2018/2019, il 59,6% dei Comuni italiani ha offerto servizi socio-educativi per la prima infanzia.
- I bambini al di sotto dei tre anni accolti nelle strutture socio-educative pubbliche o finanziate dal settore pubblico sono il 14,1%. La percentuale minima è in Calabria (2,2%).
ITALIA
uno sguardo d'insieme
La protezione sociale comprende la previdenza, l’assistenza e la sanità (per approfondimenti su quest’ultima si rimanda al settore “Sanità e Salute”). Nel 2018 la spesa per la protezione sociale, comprensiva della componente sanitaria, è pari al 29,0% del Pil. L’andamento nel periodo 2014-2018 evidenzia un decremento di 0,9 punti percentuali. La spesa per prestazioni sociali è prevalentemente destinata alla funzione vecchiaia (48,8%) e alla funzione malattia (23,1%).
Spesa per pensioni degli Enti di previdenza. (in percentuale del Pil)
Nel 2017 la spesa per prestazioni sociali, erogate dagli Enti previdenziali, registra una lieve diminuzione rispetto al 2016 passando dal 18,8% al 18,7% del Pil. Le prestazioni pro capite sono invece in aumento (5.327,0 euro annue nel 2017 a fronte di 5.250,6 euro annue nel 2016). La spesa per prestazioni sociali è solo in parte finanziata dai contributi sociali, come emerge dall'indice di copertura previdenziale uguale a 75,5% e per il quale continua la crescita registrata dal 2015.
Nel 2017 l'incidenza dei trattamenti pensionistici erogati, esclusa la quota erogata a persone trasferite all’estero, è uguale al 16,5% del Pil. La diminuzione rispetto all'anno precedente consolida il trend di flessione osservato a partire dal 2015, quando era uguale al 16,9% del Pil.
I Comuni singoli o associati hanno il compito di garantire gli interventi e i servizi sociali a favore dei cittadini, come previsto dalla legge quadro sull’assistenza (n.328/2000). Nel 2017 la spesa dei Comuni per i servizi sociali, al netto del contributo degli utenti e del Servizio Sanitario Nazionale, ammonta a circa 7 miliardi e 234 milioni di euro, corrispondenti allo 0,41% del Pil nazionale. La spesa pro capite per il welfare territoriale ammonta a 119 euro, a fronte dei 116 del 2016.
Nel 2017, il 38,2% delle risorse gestite dai Comuni per i servizi sociali è destinato alle famiglie con figli, il 25,9% ai disabili, il 17,9% agli anziani, il 7,4% al contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, il 4,8% agli immigrati e lo 0,3% alle dipendenze (droghe e alcool). Il rimanente 5,5% della spesa sociale dei Comuni è assorbito dalle spese generali, di organizzazione e per i servizi rivolti alla “multiutenza”. Tra i servizi destinati alle famiglie con figli vi sono gli asili nido e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia. Nell'anno scolastico 2017/2018 i Comuni italiani che hanno offerto almeno un servizio tra asili nido, micronidi e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia sono il 58,3% del totale.
Per l’anno scolastico 2017/18 si conferma la ripresa dell'offerta pubblica di servizi per la prima infanzia iniziata nell'anno precedente. Infatti, la percentuale di bambini al di sotto dei tre anni accolti nelle strutture pubbliche o finanziate dal settore pubblico aveva registrato una flessione: dal 14,0% del 2010/11 al 12,6% del 2014/15, nonostante la parallela riduzione delle nascite e del potenziale bacino d’utenza che avrebbe potuto garantire un accesso maggiore al servizio. Nel 2017/18 l'indicatore è risalito al 13,5%. Nell’anno scolastico 2017/18, su un totale di oltre 194.500 bambini fruitori di strutture comunali o convenzionate con i Comuni, il 92% è iscritto in asili nido e l’8% in nidi famiglia o negli altri servizi integrativi.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Le prestazioni e i contributi sociali sono legati alla struttura demografica e produttiva del Paese. Nel 2018, in Italia l'indice di copertura previdenziale risulta pari all'76,5%, a fronte del 51,3% rilevato nel Mezzogiorno. Le Regioni dove l'indice di copertura previdenziale risulta superiore al 100% sono la Lombardia, il Trentino Alto Adige/ Sudtirol e il Lazio. Il valore più basso si osserva in Calabria (40,7%).
La spesa per pensioni rispetto al Pil è più contenuta nel Centro-Nord (15,2%), mentre il Mezzogiorno è l'unica ripartizione che registra un'incidenza più elevata della media nazionale (20,8%).
La spesa per la rete territoriale dei servizi sociali, in rapporto al Pil, è mediamente più alta nel Nord-Est (0,50%), risulta più contenuta nel Centro e nel Mezzogiorno (0,43% e 0,41% rispettivamente) e assume i valori più bassi al Nord-Ovest (0,37%). A livello regionale le quote più alte del Pil si rilevano in Sardegna (1,16%), nella Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (1,14%), nella Provincia Autonoma di Trento (0,70) e in Friuli-Venezia Giulia (0,88%). Sul versante opposto si trova la Calabria con lo 0,13% del Pil e la Basilicata con lo 0,26%.
Nelle Regioni del Mezzogiorno i livelli di spesa pro-capite sono decisamente inferiori rispetto alle Regioni del Centro-Nord: ad eccezione della Sardegna, dove i Comuni hanno speso 243 euro per abitante, ben al di sopra della media nazionale, per le altre Regioni del Mezzogiorno si passa da un minimo di 22 euro per abitante in Calabria ad un massimo di 82 euro in Sicilia. Nel Centro-Nord, viceversa, dove si concentra il 78% della spesa per i servizi sociali, si passa da un minimo di 94 euro pro-capite in Umbria fino al massimo di 540 per la Provincia di Bolzano/Bozen.
Bambini di 0-2 anni che utilizzano servizi per l'infanzia. (valori percentuali)
A livello regionale l’indicatore di diffusione dell’offerta pubblica di servizi socio-educativi per la prima infanzia presenta variazioni molto significative: nell'anno scolastico 2018/2019 si passa dal 100% dei Comuni che garantiscono la presenza dei servizi in Valle D'Aosta al 19,2% della Calabria.
Le Regioni del Nord-Est godono mediamente di una maggiore presenza dei servizi per l’infanzia pubblici o finanziati dal settore pubblico, con una media di ripartizione dell’84,3% dei Comuni attivi in questo settore; Centro (55%) e Mezzogiorno (47,6%) registrano valori inferiori al dato nazionale (59,6%).
Nel corso degli ultimi anni si registra un miglioramento della copertura e dell'utilizzo dei servizi nelle Regioni del Mezzogiorno e il conseguente attenuarsi delle divergenze: i Comuni del Mezzogiorno che offrono i servizi sono passati dal 35,4% del 2014/15 al 47,6% del 2018/19.
Tuttavia, la percentuale di utenti sui bambini residenti di età inferiore ai 3 anni mostra ancora divari molto ampi: nell’anno scolastico 2018/2019 la percentuale di bambini che ha usufruito dei servizi per l'infanzia è superiore al 20% in Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste e nella Provincia autonoma di Trento, mentre in Calabria e in Campania è appena il 2,2% e il 3,9% rispettivamente. Il divario tra i territori è ben sintetizzato dal confronto tra i valori assunti dall'indicatore al Centro-Nord (18,6%) e nel Mezzogiorno (5,9%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
La spesa per la protezione sociale è un indicatore collegato sia al modello di welfare adottato, sia al livello di reddito e alle caratteristiche strutturali della popolazione (la spesa è più elevata nei Paesi con popolazione polarizzata nelle classi d’età giovani e/o anziane).
Nel 2018, la spesa pro capite in Italia, pari a 8,455 euro annui, si colloca appena al di sopra della media Ue27 (8.435) e l’Italia si conferma al dodicesimo posto tra i 27 Paesi europei. Se rapportata al Pil, la spesa relativa alla protezione sociale pone l’Italia in una posizione più elevata, all'ottavo posto, con un valore pari al 28,8%, sempre superiore alla media Ue27 (27,9%). Il contesto europeo mostra valori di spesa rispetto al Pil piuttosto variabili: dal minimo rilevato per l'Irlanda (14,2%), al massimo della Francia (33,7%).
Spesa per la protezione sociale. Anno 2018 (in percentuale del Pil)