Gli indicatori della finanza pubblica caratterizzano la politica economica di un Paese e sono oggetto di par-ticolare interesse nella programmazione dell’economia dell’area euro. In particolare, la spesa pubblica e la tassazione sono i principali strumenti di politica fiscale di cui dispone un governo e rappresentano aspetti ai quali l’opinione pubblica è particolarmente sensibile. Lo stato della finanza pubblica, così come l’anda-mento dell’inflazione, consente di misurare in modo sintetico il livello di stabilità economica e monetaria di un Paese; dunque, è sulla base di indicatori di questo tipo che è possibile valutare, ad esempio, le tendenze di crescita e il grado di adeguamento al patto di stabilità dei singoli Stati membri dell’Unione europea.
In breve
In breve
In breve
- Nel 2019, l’indebitamento netto dell’Italia si attesta all’1,6% del PIL, nonostante un saldo primario pari all’1,8%.
- Il rapporto tra il debito delle Amministrazioni Pubbliche e il PIL dell’Italia (134,7%) è tra i più elevati dei Paesi dell’Unione europea e cresce di 0,3 punti percentuali tra 2018 e 2019.
- Nel 2019, la spesa media delle Amministrazioni Pubbliche italiane per abitante (14.428 euro) è inferiore a quella delle principali economie dell’Unione europea.
- La pressione fiscale in Italia raggiunge, nel 2019, il 42,4% del PIL.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Il livello dell’indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in percentuale del Pil costituisce l’indicatore di riferimento per la gestione di bilancio, sia come livello-obiettivo sia, a consuntivo, per la valutazione dello stato dei conti pubblici. Negli accordi di Maastricht è stato fissato un deficit massimo del 3% come condizione per l’adesione all’Unione economica e monetaria (Uem). Se dall’indebitamento netto si sottraggono le spese per interessi passivi si ottiene il saldo primario che, sempre rapportato al Pil, rappresenta un altro importante indicatore di finanza pubblica. La relazione tra indebitamento netto e saldo primario può essere molto diversa tra singoli Paesi in funzione delle differenze negli oneri del debito. Nel 2019, per l’Italia il saldo primario è positivo e si attesta all’1,8% del Pil, mentre l’indebitamento netto all’1,6% evidenzia il disavanzo finale dovuto all’onere del debito. Alla fine del 2019 il debito pubblico, misurato al lordo delle passività connesse con gli interventi di sostegno finanziario in favore di Stati membri dell’Uem, ammontava a 2.409.904 milioni di euro (134,7% del Pil). Rispetto al 2018 il rapporto tra il debito delle Amministrazioni Pubbliche e il Pil è aumentato di 0,3 punti percentuali.
Rapporto debito/Pil (Valori percentuali)
La pressione fiscale è un elemento fondamentale per determinare i livelli di competitività e performance del sistema economico. L’analisi delle componenti della pressione fiscale negli anni mostra gli effetti della variabilità delle politiche fiscali adottate. A fronte di una generale prevalenza delle imposte dirette negli anni Novanta, a partire dal 1998 vi è stata un’inversione di tendenza che mostra un maggiore peso relativo delle imposte indirette fino al 2006. Dal 2007 al 2010, invece, torna ad avere maggiore consistenza il peso della pressione fiscale diretta su famiglie e imprese, mentre negli ultimi anni si assiste a una fase più altalenante dell’andamento delle imposte. Ciò dipende prevalentemente dall’evoluzione della ripartizione della fiscalità e dei suoi proventi tra i diversi livelli di governo. Negli anni, infatti, si è assistito a un progressivo aumento dell’autonomia tributaria delle amministrazioni locali e del peso complessivo dei tributi locali sul prelievo complessivo, per effetto del decentramento di importanti funzioni di spesa al quale è seguita un’attribuzione di fonti di gettito crescenti. Nell’ultimo ventennio, In Italia, la pressione fiscale nel complesso è andata aumentando, partendo dal 40% del Pil nel 2000, raggiungendo un minimo del 39% nel 2005 e crescendo fino a raggiungere un massimo del 43,4% nel 2013. Nel 2019 la pressione fiscale è pari al 42,4% (+0,7% rispetto all’anno precedente).
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Come negli anni precedenti, anche nel 2018 la spesa statale regionalizzata per abitante del Centro-Nord risulta superiore a quella del Mezzogiorno. Il divario mostra un continuo trend di crescita negli ultimi anni, passando da un valore pari a circa il 4% nel 2012 a poco più del 12% nel 2018. Il primato della maggiore spesa statale per abitante va alla Valle d’Aosta, con una spesa di poco inferiore ai 15 mila euro, segue a breve distanza il Trentino-Alto Adige, mentre si collocano in coda alla graduatoria Campania, Puglia, Sicilia e Veneto, con una spesa per abitante compresa tra gli 8 mila e i 9 mila euro. Tra le Regioni meridionali, solo Molise e Sardegna presentano valori superiori ai 10 mila euro per abitante.
Spesa statale regionalizzata. Anno 2018 (euro per abitante)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Negli anni Novanta, l’Italia ha effettuato un drastico aggiustamento di finanza pubblica che ha portato il deficit, alla fine del decennio, sotto la soglia del 3%, come richiesto per l’adesione all’Uem. La prima metà degli anni Duemila è stata caratterizzata da un indebitamento netto crescente e da saldi primari decrescenti, tanto da far avviare la procedura per deficit eccessivo a carico del nostro Paese nel 2005. Nel 2007 l’Italia, impegnata a raggiungere l’obiettivo di medio periodo del bilancio in pareggio, aveva un indebitamento netto dell’1,3%, considerevolmente più basso rispetto al 1995. A partire dalla seconda metà del 2009, anno in cui nessun Paese dell’Unione registrava un avanzo di bilancio, il riequilibrio dei conti pubblici è diventato obiettivo prioritario dei Paesi Ue e la Commissione ha attivato la procedura di infrazione per deficit eccessivo nei confronti di 17 Stati membri, tra i quali anche l’Italia. Nel 2019 l’Italia ha un rapporto tra indebitamento netto e PIL pari all’1,6%, mentre la media Ue è pari allo 0,8%. Nello stesso anno, il rapporto tra il debito delle Amministrazioni Pubbliche e il PIL dell’Italia (134,7%) è tra i più elevati dei Paesi dell’Ue, essendo inferiore solo a quello della Grecia (180,5%). In Spagna (95,5%) e Germania (59,6%) il peso del debito è sceso (rispettivamente di 1,9 e 2,2 punti percentuali), mentre per la Francia risulta invariato (98,1%). Nella media dei 19 Paesi dell’area dell’euro il rapporto debito/Pil è sceso all’84%, con un calo di 1,8 punti percentuali rispetto al 2018; per l’insieme dei 28 Paesi dell’Ue il medesimo indicatore è di poco più basso (79,2%) ed è anch’esso in riduzione rispetto al 2018.
I sistemi fiscali dei Paesi dell’Ue, pur caratterizzati da un crescente grado di armonizzazione e da molte somiglianze, presentano divari molto ampi. Per quanto attiene alla pressione fiscale nel suo complesso, si osserva una notevole variabilità: ai due estremi si pongono i Paesi nordici, i quali tradizionalmente presentano livelli di tassazione e welfare elevati, e i Paesi membri di più recente ingresso, con valori notevolmente al di sotto della media Ue. Nel 2019, in Italia la pressione fiscale risulta uguale al 42,4% del Pil, valore che la colloca al sesto posto nella graduatoria decrescente dei Paesi dell’Ue.
Pressione fiscale. Anno 2019 (in percentuale del Pil)
L’Italia presenta livelli di spesa delle Amministrazioni Pubbliche per abitante inferiori alle principali economie dell’Ue. Nel 2019, il nostro Paese spende 14.428 euro per abitante e si colloca al dodicesimo posto nella graduatoria decrescente europea, preceduta da Regno Unito (15.512 euro), Germania (18.751 euro), e Francia (19.983 euro). Tra le grandi economie dell’Unione, solo la Spagna spende meno dell’Italia (11.112 euro per abitante). Ai vertici della graduatoria si trovano Lussemburgo, con circa 43 mila euro per abitante, Danimarca, con circa 26 mila euro, Svezia, con oltre 23 mila euro e altri Paesi del nord Europa. Infine, una spesa pubblica per abitante decisamente più contenuta rispetto alla media dei Paesi Ue (14.663 euro) si registra per tutti i Paesi che hanno aderito all’Ue a partire dal 2004.