Le grandezze macroeconomiche descrivono la struttura e misurano lo stato di salute e la capacità di crescita dell’economia di un Paese.
La più importante è sicuramente il prodotto interno lordo (Pil) che rappresenta il risultato finale dell’attività di produzione di una determinata area geografica.
Le risorse a disposizione di un’economia (Pil e importazioni) possono essere utilizzate per l’acquisto di beni di consumo, essere investite o esportate: consumi, investimenti ed esportazioni sono le tre componenti della domanda aggregata. La somma di spesa per consumi e per investimenti definisce la domanda nazionale.
In breve
In breve
In breve
- Nel 2019 in Italia il Pil pro capite in termini reali rallenta la crescita e resta, in valore assoluto, appena inferiore a quello del 2010.
- Nel 2019 il livello del Pil pro capite del Mezzogiorno, in termini reali, è inferiore del 45,2% rispetto a quello del Centro-Nord.
- Nel 2019, la quota dei consumi in rapporto al Pil è stabile. Cresce lievemente la quota di investimenti che, tuttavia, resta al di sotto della media Ue.
- In media, nel 2020 i prezzi al consumo registrano una diminuzione pari a -0,2% (da +0,6% del 2019). L’inversione di tendenza o il rallentamento dell’inflazione caratterizza tutte le ripartizioni geografiche e tutte le regioni (con l’eccezione dell’Umbria dove accelera di appena un decimo).
- Nel 2019, in Italia i prezzi delle abitazioni subiscono una lieve diminuzione mentre sono in crescita in tutti i paesi dell'Ue. Il dato nazionale è la sintesi di andamenti territoriali molto eterogenei con il Nord in crescita e il Centro e il Mezzogiorno in diminuzione.
- Nel 2019 le esportazioni italiane sono cresciute in valore (+2,3%) mentre la quota di mercato del Paese è rimasta pressoché invariata: 2,84% rispetto al 2,85% del 2018.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2019 in Italia il Prodotto interno lordo (Pil) pro capite è cresciuto dello 0,5%, con una dinamica in rallentamento rispetto al 2018. Rispetto al 2010, il Pil pro capite resta invariato. Pressoché invariata anche la quota dei consumi in rapporto al Pil rispetto all’anno precedente, mentre prosegue la crescita della quota di investimenti - sempre il relazione al Pil- iniziata nel 2015.
Pil pro capite (migliaia di euro, valori concatenati. Anno di riferimento 2010)
Nel 2019 la produttività del lavoro resta invariata, come risultato di un incremento del valore aggiunto in termini reali dello 0,2%, uguale a quello dell’Input di lavoro (misurato in ore lavorate). Nel periodo 2010-2019 la produttività del lavoro è aumentata del 2,5%, con un tasso di crescita medio annuo dello 0,2%.
Nel 2020, la diminuzione dei prezzi al consumo in media d’anno (-0,2%) è la terza registrata a partire dal 1954, da quando cioè è disponibile la serie storica dell’indice Nic (-0,4% nel 1959, -0,1% nel 2016). Analogamente a quanto accaduto nel 2016 e a differenza di quanto verificatosi nel 1959 (quando la diminuzione fu causata da diverse tipologie di prodotto), la variazione annua negativa dell’indice Nic è imputabile prevalentemente all’andamento dei prezzi dei beni energetici (-8,4% rispetto al 2019) al netto dei quali l’inflazione rimane positiva e in lieve accelerazione rispetto all’anno precedente.
Nel 2019 i prezzi delle abitazioni subiscono una lieve flessione in media d’anno (- 0,1 per cento), a fronte di dinamiche di segno opposto tra i prezzi delle abitazioni esistenti, in diminuzione dello 0,4%, e quelli delle abitazioni nuove che aumentano dell’1,2%.
Nel 2019, l’Italia ha registrato una crescita del valore in euro delle esportazioni di merci (+2,3%) e una diminuzione di quelle importate (-0,7%). Queste dinamiche hanno determinato un aumento dell’avanzo commerciale (13,7 miliardi di euro in più rispetto al 2018) che, nel 2019, raggiunge i 52,9 miliardi. Al netto dei prodotti energetici (energia elettrica e combustibili fossili), l’avanzo commerciale è di 91,4 miliardi, in deciso aumento rispetto al 2018 (+10,4 miliardi). La quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci, misurata in dollari, risulta pari al 2,84%, sostanzialmente invariata rispetto al 2018 (2,85%).
REGIONI l'Italia e le sue regioni
La fase di profonda recessione attraversata dall’Italia negli ultimi anni ha riportato, a partire dal 2009, il valore del Pil pro capite in termini reali a un livello simile a quello registrato nel 2006: nel 2017 rispetto al 2007 è sceso del 7,7% nel Centro-Nord mentre nel Mezzogiorno la caduta è stata più intensa (-10,7%). Il divario territoriale si mantiene alto. Nel 2017, il livello del Pil pro capite in termini reali nel Mezzogiorno è inferiore del 44,2% rispetto a quello del Centro-Nord e del 34,3% rispetto alla media nazionale. Le Regioni con il Pil pro capite più basso sono Calabria (15.677 euro) e Sicilia (16.336 euro), precedute da Puglia (16.928 euro) e Campania (16.936 euro). La Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (38.439 euro) e la Lombardia (35.234 euro) presentano i valori più elevati, seguite dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste e dall’Emilia-Romagna, tutte con livelli del Pil pro capite al di sopra dei 32 mila euro. Nel 2017, la maggior parte delle Regioni presenta un livello del Pil pro capite superiore a quello dell’anno precedente: l'aumento più marcato si registra in Lombardia (+2,6%). In controtendenza la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (-0,3%) con un livello del Pil pro capite inferiore a quello del 2016.
Anche nel 2016 la quota dei consumi finali interni sul Pil registra il minimo in Lombardia (67,6 %) e il massimo in Calabria (118,7 %). L’incidenza dei consumi risulta sempre molto elevata per le Regioni del Mezzogiorno, superando il 100% in Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Puglia. I consumi in volume sono in crescita in tutte le Regioni con l’eccezione del Molise e della Sardegna. Le Regioni che registrano la crescita dei consumi più elevata sono la Lombardia e la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen che presentano aumenti dell'1,6%.
Nel 2016, la quota degli investimenti sul Pil più bassa si registra in Sicilia e la più elevata nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen. La Liguria e la Provincia autonoma di Trento registrano gli incrementi più elevati degli investimenti in termini reali.
Nel 2016 la produttività del lavoro nel Nord-Ovest è rimasta invariata, tutte le altre ripartizioni hanno registrato diminuzioni: nel Mezzogiorno il calo più alto (-1,3%).
Nel 2019, i prezzi al consumo presentano un aumento contenuto in tutte le ripartizioni territoriali: leggermente più sostenuto rispetto al dato nazionale (+0,6%) al Nord (+0,7%) e nel Mezzogiorno (+0,7%), più debole nel Centro (+0,5%). A livello regionale, come nel 2018, la Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, con +1,3%, presenta la variazione annua più alta e la Sardegna quella più bassa con +0,2%.
Il Nord-Est è l’unica ripartizione a mostrare una crescita dell’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) in media annua (+0,6%); il Nord-Ovest registra una flessione di appena un decimo di punto (-0,1%), mentre il Centro e il Mezzogiorno mostrano flessioni tendenziali dei prezzi delle abitazioni più marcate di quella nazionale (rispettivamente -1,8% e -1,0%).
Nel 2018, la provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle Regioni del Centro-Nord, da cui proviene circa l’88,5% delle esportazioni nazionali. Le Regioni con le quote più elevate di esportazioni sono: Lombardia (27,4%), Veneto ed Emilia-Romagna (13,7%), Piemonte (10,4%) e Toscana (7,9%). La Lombardia è anche la Regione con il maggior numero di operatori all'esportazione (oltre 57 mila).
Esportazioni per regione. Anno 2019 (composizioni percentuali)
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Il livello del Pil pro capite misurato in PPS (standard di potere d’acquisto) è molto variabile tra i Paesi dell’Ue. Nel 2019, si va dai 16.960 euro della Bulgaria agli 82.760 euro del Lussemburgo. Tuttavia, nell’ultimo decennio si manifesta una tendenza alla convergenza del Pil pro capite: in linea di massima, i Paesi che nel 2010 presentavano i livelli più bassi sono quelli in cui il Pil pro capite è cresciuto di più e viceversa.
Pil pro capite. Anno 2019 (in parità di potere d'acquisto standard)
In questo contesto, l’Italia manifesta una performance positiva: mentre nel 2010 il Pil pro capite in PPS era più basso del 4,5% rispetto alla media dei Paesi Ue, nel 2019 risulta al di sopra della media del 5,5%. Sempre fra il 2010 e il 2019, oltre alle consistenti crescite che caratterizzano la generalità dei Paesi di nuovo ingresso, si distinguono le notevoli performance di Irlanda (+87,4%), Lituania e Romania (entrambe oltre il 70%); nello stesso periodo solo la Grecia presenta un Pil pro capite in calo (-1,7 %). In Italia il Pil pro capite, misurato in PPS, è aumentato del 13,5%.
Nel 2019 la quota dei consumi rispetto al Pil in Italia (78,9%) è superiore a quella riscontrata nella media Ue (75,3%). La quota degli investimenti sul Pil (18,1%) è invece inferiore alla media Ue (21,5%). I Paesi dell’Ue, a eccezione di Danimarca, Estonia, Ungheria, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Malta, Lussemburgo e Irlanda, registrano un’incidenza dei consumi superiore al 70%. Nel 2019, la quota degli investimenti sul Pil nei Paesi dell’Ue è compresa tra il minimo della Grecia (10,7%) e il massimo dell’Ungheria (27,2%). L’Irlanda registra un aumento del volume di investimenti rispetto al 2018 del 74,9%, mentre tra i Paesi più grandi, la Francia presenta la crescita maggiore (+4,2%).
Tra il 2015 e il 2019 la crescita della produttività del lavoro in Italia è stata pari allo 0,5%, inferiore a quella dell’Ue nel suo complesso (+3,4%) e anche a quella dei principali Paesi europei.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) mostra come l’Italia nel 2020 sia tra i sette Paesi con inflazione negativa, seppur di pochissimo (-0,1%, come il Portogallo), confermando una differenza positiva rispetto alla media dei Paesi dell’Unione Monetaria, seppure minore rispetto al 2019 (da +0,6 a +0,4 nel 2020).
Nel 2019 i prezzi delle abitazioni sono in crescita in tutti i Paesi dell'Unione europea ad eccezione dell'Italia, dove si registra un lieve calo (-0,1%). Gli aumenti maggiori, oltre i dieci punti percentuali, si riscontrano in Ungheria (+15,2%) e Lussemburgo (+10,1%).
Germania e Francia si confermano nel 2019 i principali mercati europei di sbocco delle vendite di merci italiane con quote pari, rispettivamente, al 12,2% e al 10,5% delle esportazioni nazionali; seguono Regno Unito (5,2%) e Spagna (5,1%).
Nello stesso anno i prodotti più esportati dall’Italia verso i Paesi dell’Ue sono stati medicinali e preparati farmaceutici (16.622 milioni di euro), autoveicoli (12.497 milioni), altre parti e accessori per autoveicoli (9.890 milioni) e ferro, ghisa e acciaio di prima trasformazione e ferroleghe (6.908 milioni).