Le statistiche dell’ambiente sono oggetto di una crescente attenzione, soprattutto a seguito delle strategie europee che appaiono sempre più volte a integrare la dimensione ambientale, sociale ed economica delle politiche, a rafforzare la legislazione ambientale negli Stati membri e a richiedere maggiori sforzi di protezione dell’ambiente. Gli indicatori proposti rappresentano un utile strumento per delineare lo stato dell’arte e monitorare gli sforzi posti in atto dalle Amministrazioni pubbliche per tutelare l’ambiente e per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
In breve
In breve
In breve
- Nel 2019, in Italia si rileva una lieve diminuzione dei rifiuti urbani prodotti e si riduce la relativa quota di smaltimento in discarica; continua l’incremento della raccolta differenziata e del riciclo. Tuttavia, non sono ancora stati raggiunti tutti i target stabiliti dall’Ue.
- Tra il 2019 e il 2020 le stime anticipatorie indicano in Italia una forte diminuzione delle emissioni totali di gas serra che passano da -2,8% a -9,2% per effetto del blocco della mobilità e delle attività economiche dovuto alla Pandemia.
- Nel 2020 oltre un terzo della popolazione italiana considera l’inquinamento dell’aria tra i principali problemi ambientali, soprattutto in ambito urbano. Un quinto delle famiglie lamenta la presenza di odori sgradevoli.
- Tra il 2012 e il 2018 peggiorano le perdite idriche nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile. Passa dal 37,4% al 42,0% il volume di acqua che, sebbene immesso in rete, non raggiunge gli utenti finali.
- Nel 2019, in Italia il numero totale delle aree adibite alla balneazione è pari a 5.535 siti. Il Mezzogiorno detiene il 60,3% dei siti complessivi. L’88,4% dei siti italiani rispetta gli standard di qualità più rigorosi.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Nel 2019, i rifiuti urbani prodotti ammontano a 30,1 milioni di tonnellate, valore in calo (-0,3%) rispetto al 2018 mentre la produzione pro capite, pari a 503,6 Kg per abitante, è in aumento (+0,9%).
Tra il 2018 e il 2019, nonostante il lieve calo dei rifiuti urbani totali, la quantità pro capite subisce un incremento a causa della diminuzione della popolazione (-1,1%).
Prosegue, quindi, la tendenza degli ultimi anni, in contrasto con le politiche volte alla prevenzione e riduzione dei rifiuti e del loro impatto ambientale.
Rifiuti urbani in Italia - kg per abitante (numeri indice 2004 = 100)
In base alla direttiva 1999/31/CE, finalizzata a salvaguardare l'ambiente e la salute umana, occorre rendere sempre più residuale la frazione di rifiuti conferita in discarica. Inoltre, la nuova direttiva UE 2018/850 sulle discariche (pacchetto economia circolare), recepita dal d.lgs. n. 121/2020, prevede che entro il 2035 lo smaltimento in discarica dei rifiuti urbani non superi il 10%. Nel 2019, in Italia, i rifiuti urbani smaltiti in discarica costituiscono il 20,1% del totale dei rifiuti prodotti.
La raccolta differenziata rappresenta il 61,3% dei rifiuti urbani prodotti; la quota è in aumento di 3,2 punti percentuali rispetto al 2018. Nonostante la crescita sempre più rapida, non si è ancora raggiunto il target del 65%, obiettivo che si sarebbe dovuto conseguire entro il 2012 secondo quanto previsto dal d.lgs. n. 152/2006.
Tra il 2019 e il 2020 le stime anticipatorie indicano una diminuzione più che triplicata delle emissioni complessive di gas serra (da -2,8% a -9,2%), a causa della Pandemia da Covid-19 e al conseguente blocco della mobilità e delle attività economiche. L’Italia tra il 1990 e il 2018 ha registrato una diminuzione delle emissioni del 17,2%; queste riduzioni sono riconducibili per l'80,5% al settore energetico, per l’8,1% ai processi industriali, per il 7,1% al settore agricoltura. Per il settore dei rifiuti si rileva, invece, un aumento delle emissioni di CO2 verosimilmente destinate a ridursi nei prossimi anni per il miglioramento dell’efficienza di captazione del biogas e la riduzione di materia organica biodegradabile in discarica. In particolare, nello stesso periodo le emissioni di anidride carbonica, il principale gas a effetto serra (81,4% delle emissioni), sono diminuite del 20,5%. Nel 2018, continua il disaccoppiamento tra attività economica e andamento delle emissioni di gas serra, a fronte di un aumento del Pil dello 0,9%, le emissioni dei gas ad effetto serra sono diminuite dello 0,9%.
L'inquinamento dell'aria continua a rappresentare uno dei principali problemi ambientali soprattutto in ambito urbano. Nel 2020, il 36,1% delle famiglie percepisce come inquinata l'aria della zona dove risiede, quasi un quinto delle famiglie lamenta invece la presenza di odori sgradevoli. Rispetto al 2019, scende dell’ 1,6% la quota di famiglie che lamentano l'inquinamento dell'aria, mentre rimane sostanzialmente invariata la percezione di odori sgradevoli nella zona dove si risiede.
Nel 2018, a fronte degli 8,2 miliardi di metri cubi immessi nelle reti comunali di distribuzione dell’acqua potabile (371 litri per abitante al giorno), il volume complessivamente erogato agli utenti finali è di 4,7 miliardi di metri cubi (221 litri per abitante al giorno). Le perdite idriche totali in distribuzione sono pertanto pari al 42,0% del volume immesso in rete (37,4% nel 2012). Nel settore dei servizi idrici per uso civile, i gestori della rete di distribuzione sono 2.088, 218 in meno rispetto al 2015, ma la gestione risulta ancora fortemente frammentata.
Nel 2019, le aree adibite alla balneazione ( 5.535 siti) hanno subito una lieve riduzione, contrariamente al trend crescente degli anni precedenti. L’88,4% di queste aree è classificato con lo status di qualità eccellente poichè rispetta gli standard di qualità più rigorosi. L’1,8% dei siti è ancora classificato tra quelli di qualità scarsa, quindi non in linea con gli standard previsti dalla normativa Ue.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2019, le tre Regioni con la produzione annua di rifiuti urbani pro capite più elevata sono Emilia-Romagna (663,5 kg pro capite), Toscana (616,0 kg) e l Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (604,9 kg); di contro, quelle con la produzione pro capite più bassa sono: Calabria (403,1 kg pro capite), Molise (368,2 kg) e Basilicata (354,8 kg). In quasi tutte le Regioni i rifiuti urbani aumentano rispetto al 2018, ad eccezione di Molise, Marche, Provincia autonoma di Bolzano/Bozen, Sicilia e Umbria, dove si registrano lievi riduzioni.
In tema di gestione dei rifiuti urbani, le quote regionali di smaltimento in discarica rappresentano un indicatore interessante. Nel 2019, le quote sono minime in Campania, nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e in Lombardia, con percentuali al di sotto del 5%. Le quote regionali di smaltimento in discarica più elevate si hanno, invece, in Molise (90,0%), in Sicilia (58,5%) e nelle Marche (42,8%). Bisogna però tener presente che i dati sulla gestione regionale dei rifiuti sono influenzati da flussi extra-regionali, poiché i rifiuti prodotti in una Regione possono essere smaltiti anche in altre Regioni.
Nel 2019, la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti urbani aumenta in tutte le Regioni, tranne che nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (-0,9 punti percentuali rispetto al 2018) che, però, supera il target del 65% previsto dall’Ue per il 2012. Sono in tutto nove le Regioni che superano il target (erano sette nel 2018): Provincia autonoma di Trento (77,5%), Veneto (74,7%), Sardegna (73,3%), Lombardia (72,0%), Emilia-Romagna (70,6%), Marche (70,3%), Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (68,4%), Friuli-Venezia Giulia (67,2%) e Umbria (66,1). In queste risiede complessivamente il 43% della popolazione nazionale.
Va segnalato che l’aumento più rilevante della percentuale di raccolta differenziata si ha nel Mezzogiorno (+4,5 punti percentuali rispetto al 2018) che riduce quindi il divario, tuttora consistente, rispetto al Nord. In particolare, le Regioni meno virtuose sono la Sicilia (38,5%), nonostante un incremento di 9 punti percentuali rispetto al 2018, la Calabria (47,9%) e la Basilicata (49,4%). L’incremento più elevato della raccolta differenziata (12 punti percentuali) si registra in Molise.
Acque di balneazione con qualità eccellente - Anno 2019 (valori percentuali)
Nel 2017, mediamente in Italia le emissioni pro capite sono uguali a 7,2 tonnellate di CO2. La Sardegna e il Friuli-Venezia Giulia sono le Regioni con il più alto valore di emissioni pro capite di gas serra, rispettivamente 12 e 10 tonnellate di CO2 per abitante, mentre la Campania mostra il valore più basso: 3,6 tonnellate. Tra le ripartizioni, sono quelle del Nord ad avere le emissioni più consistenti (Nord-Est 8,2 e Nord-Ovest 7,9 tonnellate di CO2 equivalente per abitante), i valori scendono nel Mezzogiorno (6,7 tonnellate) e nel Centro (6,3 tonnellate), dove il livello più alto è in Umbria (7,4 tonnellate). Le Regioni del Mezzogiorno con emissioni pro capite più ridotte sono la Campania (3,6 tonnellate) e l’Abruzzo (5,5 tonnellate). Tra il 2015 e il 2017 più della metà delle Regioni mostrano una tendenza all’aumento, con la più marcata in Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (+8,8%); tuttavia, rispetto al 1990 quasi tutte le Regioni registrano una riduzione, le più evidenti in Liguria (-59,8%) e Veneto (- 36,9%). Le sole Regioni che vedono crescere le emissioni rispetto al 1990 sono Basilicata e Molise, (con incrementi rispettivamente uguali a 67,3% e 62,5%).
Le famiglie del Nord-ovest, in particolare quelle residenti in Lombardia, percepiscono maggiormente la presenza di inquinamento dell’aria nella zona in cui vivono (46,6%), mentre il problema degli odori sgradevoli è lamentato soprattutto dalle famiglie che vivono in Campania e nel Lazio (rispettivamente 33,2% e 25,4%).
Nel 2018 l’erogazione dell’acqua ad uso potabile si presenta eterogenea sul territorio italiano. La variabilità oscilla infatti dai 152 litri per abitante al giorno della Puglia ai 446 della Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (Regione con il valore più alto). Fra le ripartizioni territoriali, il Nord-Ovest registra il volume maggiore (254 litri per abitante al giorno.).
Più di una Regione su due ha perdite idriche totali in distribuzione superiori al valore nazionale (42,0%). Le Regioni più virtuose, con perdite inferiori al 30%, sono Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (22,1%), Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (26,9%) e Lombardia (29,8%). Tutte le Regioni del Nord, ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia (45,7%), hanno un livello di perdite al di sotto di quello nazionale. Nel Centro e Mezzogiorno, invece, con l’eccezione delle Marche (33,9%), tutte le Regioni presentano perdite superiori al dato nazionale, con i valori più alti in Abruzzo (55,6%), Umbria (54,6%) e Lazio (53,1%).
Per le aree adibite alla balneazione, anche nel 2019, la concentrazione si riscontra nel Mezzogiorno che detiene il 60,3% dei siti complessivi. La percentuale più elevata delle acque di balneazione di qualità eccellente si riscontra nelle Province Autonome di Trento e Bolzano/Bozen, e anche in Umbria (con valori uguali a 100,0%), seguono Sardegna (98,5%), Puglia (98,4%) e Toscana (97,1%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2018, la produzione dei rifiuti urbani nell’Ue è di 251,9 milioni di tonnellate (+0,1% rispetto al 2017). Per il 2019 non si hanno ancora le stime dei rifiuti urbani complessivamente prodotti nell’Ue, oltre che in Bulgaria, Irlanda e Regno Unito. Tuttavia la raccolta aumenta, rispetto al 2018, in quasi tutti i restanti Paesi membri, mentre rimane invariata nei Paesi Bassi e diminuisce in Estonia e in Italia. Riguardo alla produzione pro capite, su venticinque Paesi membri, l’Italia si colloca al 13° posto nella graduatoria crescente, con 504 kg annui per abitante.
Nel 2018, diminuisce nell’Ue la quantità di rifiuti urbani smaltiti in discarica (-2,4% rispetto al 2017). Nel 2019 i Paesi più virtuosi sono: Svezia, Belgio, Germania, Finlandia, Paesi Bassi e Danimarca. L’Italia presenta comunque un valore (105 kg per abitante) ben al di sotto della media europea (160 kg), considerando i venticinque Paesi membri di cui si conosce il dato.
Entro il 2020, come previsto dalla direttiva 2008/98/CE, tutti i Paesi membri devono conseguire il target del 50% per la preparazione al riutilizzo e al riciclaggio dei rifiuti urbani. Nel 2018, in Ue il tasso medio di riciclo dei rifiuti urbani era uguale al 46,8%, valore di 0,2 punti percentuali in più rispetto al 2017. Nel 2019, sono tredici su venticinque i Paesi membri con tassi superiori alla media, tra cui l'Italia che, con il 51,3%, fa parte dei sette Paesi membri che hanno già superato il target per il 2020.
La direttiva UE 2018/851 ha posto nuovi obiettivi da conseguire, fissando nuovi target di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani: 55% entro il 2025, 60% entro il 2030 e 65% entro il 2035.
Rifiuti urbani tasso di riciclo. Anno 2019 (percentuale di rifiuti urbani riciclati sul totale di rifiuti urbani prodotti)
Per quanto riguarda le emissioni di gas ad effetto serra, per il complesso dei Paesi Ue fra il 1990 e il 2018 si registra una riduzione del 25,2%. Le stime anticipatorie dell’Agenzia Europea per l’ambiente indicano per il 2019 un’ulteriore contrazione del 4%. Nel dettaglio, più della metà dei Paesi Ue è in linea con l’obiettivo del pacchetto per il clima e l’energia 2020 (secondo periodo d’impegno del protocollo di Kyoto) che prevede il taglio di almeno il 20% delle emissioni dei gas serra, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2020. Un quarto dei Paesi, tra cui l’Italia, ha quasi raggiunto l’obiettivo, con un livello superiore al 17,2%; i restanti Paesi dovranno attuare ulteriori politiche di contenimento per raggiungerlo. Le migliori performance in termini di riduzione delle emissioni si registrano in cinque Paesi dell’Europa dell’Est: Lituania, Lettonia, Romania, Estonia e Bulgaria, mentre quelle peggiori riguardano Cipro, Spagna, Portogallo, Irlanda e Austria dove le emissioni risultano aumentate. Nella nuova strategia del Green Deal approvato a dicembre 2019, l’obiettivo è raggiungere la neutralità climatica nel 2050 (azzeramento delle emissioni nette dei gas serra). Per ottenerla la Commissione europea nella modificata legge sul clima dell’Ue, di ottobre 2020, ha proposto a tutti gli stati membri, in prima battuta, di portare la riduzione delle emissioni rispetto al 1990, dall’attuale 40% ad almeno il 55%, fino a raggiungere il 60% nel 2030. Per il periodo 2021-2027, sono previsti 100 miliardi di euro da destinare ad alleviare l’impatto socio-economico dei Paesi più colpiti dalla transizione.
L’Italia, con 215 litri per abitante al giorno, a fronte dei 166 della media Ue nel 2018, si conferma tra i Paesi con il maggior volume di acqua ad uso potabile effettivamente erogata e si colloca al quarto posto della graduatoria decrescente. Il valore massimo pro capite di acqua potabile erogata è rilevato in Irlanda (376 litri), mentre quello minimo in Estonia (102 litri). La nuova direttiva Europea 2020/2184 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano richiede a tutti gli Stati membri di adottare, entro il 2023, alcune misure volte a garantire la protezione della salute migliorando l’accesso universale a tali acque. Tali misure dovrebbero rafforzare la fiducia dei cittadini europei a utilizzare l’acqua dal rubinetto, disincentivando di conseguenza il consumo di acqua in bottiglia, con ulteriori importanti ricadute ambientali, quali la riduzione dei rifiuti di plastica e delle emissioni di gas serra.
Nell’Ue sono 21.981 le aree adibite alla balneazione che, regolarmente monitorate, soddisfano i requisiti minimi di qualità previsti dalla normativa vigente (Direttiva 2006/7/CE). Tra queste aree, l’84,8% ha raggiunto lo status qualitativo eccellente.
Nel 2019, l’Ue registra un lieve incremento complessivo delle aree di balneazione (0,7%) rispetto all’anno precedente. Il numero di siti adibiti alla balneazione rispetto al 2018 (21.831 siti) è aumentato di 150 aree, di cui 123 in Polonia.
L’Italia, nonostante le coste siano abbastanza antropizzate, è il Paese dell’Ue con il maggior numero di aree balneabili (5.535 siti) che rappresentano il 25,2% del totale delle acque balneabili della Ue; seguono nella graduatoria la Francia (3.348 siti), la Germania (2.291), la Spagna (2.234).
L’Italia, si colloca all’ottavo posto (88,4% dei siti) nella classifica degli Stati membri che hanno valori percentuali superiori alla media europea delle acque di balneazione con qualità eccellente (84,8%). L’Italia detiene il maggior numero di siti con balneabilità eccellente (4.894 siti), che rappresentano il 26,3% delle aree con tale status dell’intera Ue (18.640 siti complessivi). L’Italia è seguita nella graduatoria da Francia (2.662 siti), Germania (2.120 siti), Spagna (1.974 siti) e Grecia (1.564 siti).