Gli indicatori demografici misurano l’evoluzione e la struttura della popolazione. Le trasformazioni demografiche avvenute in Italia negli ultimi anni hanno messo in evidenza fenomeni rilevanti: la diminuzione della fecondità, l’innalzamento della vita media e il tendenziale invecchiamento della popolazione.
In breve
In breve
In breve
- Il saldo naturale, già da tempo negativo, continua a diminuire.
- La speranza di vita alla nascita, nel 2019, è di 81,1 anni per gli uomini e di 85,4 per le donne.
- La fecondità, in calo da diversi anni, si riduce ulteriormente (1,27 figli per donna), mentre l’età media al parto sale a 32,1 anni ed è fra le più alte in Europa.
- I matrimoni nel 2019 diminuiscono (-6%) rispetto all’anno precedente. L’Italia in quanto a nuzialità resta negli ultimi posti della graduatoria dei Paesi dell’Ue.
- Nel 2019 il numero delle separazioni resta pressoché stabile rispetto all’anno precedente, mentre quello dei divorzi si riduce (-3,5%).
- Continua ad aumentare l’indice di vecchiaia, raggiungendo quota 179,3 anziani ogni cento giovani. L’Italia è uno dei Paesi più “vecchi” dell’Ue.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
Al 1° gennaio 2019 la popolazione residente in Italia ammonta a 59.816.673 individui. Prosegue nel 2019 la diminuzione della popolazione residente già riscontrata nel triennio precedente. Il calo degli iscritti in anagrafe (-0,3% rispetto al 2018) è dovuto in larga misura alla dinamica naturale ed è prevalentemente attribuibile alla popolazione residente di cittadinanza italiana. Il tasso di crescita naturale registra un ulteriore picco negativo, attestandosi a -3,6 per mille. Per quanto riguarda la dinamica migratoria, il tasso migratorio con l’estero è in lieve diminuzione rispetto all’anno precedente.
Tasso di crescita naturale. (per 1.000 abitanti)
Nel 2019, le donne residenti in Italia hanno in media 1,27 figli (1,29 nel 2018), accentuando la diminuzione in atto dal 2010, anno in cui per il tasso di fecondità totale si è registrato il massimo relativo di 1,46 figli per donna. Le donne residenti in Italia hanno accentuato il rinvio dell’esperienza riproduttiva verso età sempre più avanzate: l’età media al parto aumenta raggiungendo i 32,1 anni.
Nel 2019, la speranza di vita alla nascita della popolazione residente italiana è di 81,1 anni per gli uomini e di 85,4 per le donne. L'indicatore, per entrambi i generi, segna un incremento rispetto all'anno precedente.
Nel 2019 i matrimoni, che tornano a diminuire dopo la ripresa del 2018, sono 184.088, 11.690 in meno rispetto all’anno precedente (-6,0%). Il quoziente di nuzialità scende a 3,1 matrimoni per mille abitanti, dal 3,2 dell'anno precedente.
Nel 2019, si sono rilevati 97.474 separazioni e 85.349 divorzi. Rispetto all’anno precedente il dato sulle separazioni è pressoché stabile, mentre quello dei divorzi è in leggera diminuzione (-3,5%). Più consistente è il calo dei divorzi (-13,9%) rispetto al 2016, anno di massimo relativo dopo il boom legato all'entrata in vigore, a maggio 2015, della legge sul "divorzio breve".
Rispetto a gennaio 2019, al 1° gennaio 2020 l'indice di dipendenza resta sostanzialmente stabile, passando da 56,4 a 56,7 e confermando la presenza di uno squilibrio fra le generazioni. Continua a crescere invece l'indice di vecchiaia con un aumento di oltre 5 punti percentuali tra il 2019 e il 2020, raggiungendo al 1° gennaio 2020 quota 179,3 anziani ogni cento giovani.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Nel 2019, oltre un terzo della popolazione italiana risulta concentrata in tre Regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Il Mezzogiorno si conferma l’area più popolata del Paese, pur continuando a perdere più popolazione rispetto alle ripartizioni del Centro-Nord. Solamente la Lombardia, l'Emilia-Romagna e le Province Autonome di Bolzano/Bozen e Trento presentano incrementi di popolazione. Il Molise e la Basilicata mostrano una diminuzione significativa della popolazione residente.
La dinamica naturale e quella migratoria presentano differenze sostanziali a livello territoriale. Il saldo naturale della popolazione evidenzia anche nel 2019 valori negativi in tutte le ripartizioni. Il tasso di crescita naturale del Mezzogiorno continua a essere negativo, con valori ben al di sotto di quelli del Centro-Nord.
Spetta al Nord il primato dei livelli più elevati di fecondità (1,30 nel Nord-Ovest e 1,32 nel Nord-Est), soprattutto nelle Province Autonome di Bolzano/Bozen e Trento (rispettivamente 1,71 e 1,42), in Lombardia (1,33) e Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste (1,31). Aumenta il divario tra il Centro e il Mezzogiorno: il Centro presenta una flessione, con un valore sceso da 1,23 e 1,19, mentre il Mezzogiorno resta stabile a 1,26. Tra le Regioni, la Sardegna presenta il più basso tasso di fecondità (1,00), ancora in diminuzione rispetto al 2018 (1,02).
Tasso di fecondità. Anno 2019 (numero medio di figli per donna)
Nel 2019, il valore minimo della speranza di vita si ha in Campania, sia per le donne (83,9 anni) sia per gli uomini (79,7 anni). Il Centro-Nord presenta valori superiori alla media nazionale, con il primato della Provincia di Trento per le donne (86,6) e dell’Umbria per gli uomini (82,1).
Nel 2019 si assiste a un calo generalizzato del quoziente di nuzialità; le Regioni che fanno eccezione, mantenendo inalterato il valore dell'indicatore, sono la Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste e l'Umbria. Le Regioni con il valore più elevato del quoziente sono la Campania e la Sicilia (rispettivamente 4,0 e 3,9 per mille), precedute solo dalla Provincia Autonoma di Bolzano/Bozen (4,2 per mille).
Per le separazioni si sta verificando una convergenza tra le varie aree del Paese, mentre il divario Nord-Sud per i divorzi rimane ancora evidente. Nel 2019, il tasso di separazione per 10.000 abitanti che a livello nazionale è 16,4 raggiunge il massimo in Valle d'Aosta e Liguria (rispettivamente con 19,5 e 19,3) e il minimo nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (12,3). Il tasso di divorzio per 10.000 abitanti, invece, a fronte di un valore medio di 14,3, vede in testa alla graduatoria sempre Valle d'Aosta/Vallée d’Aoste e Liguria (18,6 e 18,5), mentre in fondo si collocano Basilicata (8,9), Calabria (10,6) e il Molise (11,2).
Al 1° gennaio 2019, il Mezzogiorno ha il valore più basso dell'indice di vecchiaia (164,4 anziani ogni cento giovani), anche se è la ripartizione con il massimo incremento rispetto all’anno precedente (+6,2 punti percentuali). Tra le Regioni, la Liguria detiene il valore più alto dell'indice (262,4), la Campania il valore minimo (135,1). Al 1° gennaio 2019, i livelli più elevati dell'indice di dipendenza si registrano nel Nord-Ovest (59,0 persone in età non lavorativa ogni cento in età lavorativa), con la Liguria in testa (65,8); nel complesso il valore del Centro-Nord (58,4) risulta superiore alla media nazionale. L'incremento più consistente tra il 2019 e il 2020 si registra nel Mezzogiorno: da 53,0 a 53,6.
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Al 1° gennaio 2019, con quasi il 12% dei 513 milioni di abitanti dell’Unione europea, l’Italia si conferma ancora una volta il quarto Paese per importanza demografica dopo Germania (83 milioni), Francia (67 milioni) e Regno Unito (66,6 milioni).
Nel periodo 2009-2019 l’Italia occupa la diciottesima posizione rispetto al tasso di variazione medio annuo della popolazione complessiva, collocandosi comunque al di sotto della media Ue.
Il tasso di crescita naturale pone l’Italia (-3,6 per mille abitanti) al ventiduesimo posto nella graduatoria decrescente, ben al di sotto della media Ue (-0,8). Posizione in graduatoria quasi analoga per quanto riguarda il tasso migratorio (0,7 per mille abitanti a fronte di una media Ue di 3,2).
Nel 2018, ultimo anno disponibile per un confronto con i membri dell'Ue, con 1,29 figli in media per donna l'Italia è tra i Paesi a più bassa fecondità, preceduta solo da Malta (1,23) e Spagna (1,26). Inoltre, con un'età media al parto pari a 32,0 anni, l'Italia è fra i Paesi che presentano il calendario riproduttivo più posticipato; livelli superiori si riscontrano solo in Irlanda e Spagna (entrambi con un'età media al parto pari a 32,2) e Lussemburgo con 32,1 anni.
Nel 2018, la speranza di vita nell’Ue è di 83,6 anni per le donne e di 78,3 anni per gli uomini. L’Italia si conferma tra i Paesi con i valori più elevati. L'indicatore presenta, per entrambi i generi, valori più bassi nei Paesi dell’Est Europa; il valore massimo per le donne si ha invece in Spagna (86,3 anni) e per gli uomini (80,9 anni) si raggiunge in tre Paesi: Svezia, Italia e Cipro.
Nel 2019 il quoziente di nuzialità in Italia è uguale a 3,1 matrimoni per mille abitanti; il nostro Paese, dunque, scende all'ultimo posto fra i Paesi europei; è infatti quello con il minor numero di matrimoni per abitante, preceduto da Portogallo e Slovenia che hanno un indicatore pari a 3,2 matrimoni per mille abitanti.
L'Italia è quart'ultima tra i Paesi Ue, a pari merito con Croazia e Bulgaria, per numero di divorzi per mille abitanti (1,5); è seguita solo da Slovenia (1,2), Irlanda e Malta (0,7). In cima alla graduatoria vi sono, invece, i Paesi Baltici (in particolare Lettonia con 3,1 e Lituania con 3,0) e quelli del Nord Europa che mostrano valori per mille abitanti ben al di sopra della media Ue (1,9).
Al 1° gennaio 2019, l'Italia mantiene il primo posto nella graduatoria decrescente dell'indice di vecchiaia (179,3 anziani ogni cento giovani) seguita, anche se con molto distacco, da Portogallo (159,4) e Germania (158,4). L'Irlanda, invece, si conferma il Paese europeo con il valore più basso (68,6).
In riferimento all'indice di dipendenza, che presenta il suo valore massimo in Francia (61,5), l'Italia (56,4) viene superata, nella graduatoria decrescente, da Estonia (56,7) e Lettonia (56,6), collocandosi nella stessa posizione della Danimarca (56,4).
Indice di vecchiaia. Anno 2019 (Valori percentuali)