L’istruzione e la formazione rappresentano ambiti di particolare importanza, sia per il pieno e consapevole esercizio dei diritti di cittadinanza sia per la valorizzazione del capitale umano. Titoli di studio più elevati sono associati a maggiori opportunità di lavoro, retribuzioni più alte, migliori condizioni di salute e maggiore impegno sociale dell’individuo, con ricadute positive sull’intera collettività. Il miglioramento del livello di istruzione e della formazione ha assunto un ruolo fondamentale nelle politiche economiche e sociali dell’Unione europea, fino a costituire parte integrante di Europa 2020, la strategia decennale per la crescita e l’occupazione varata nel 2010 dall’Ue con l’obiettivo di creare le condizioni per uno sviluppo intelligente, sostenibile e solidale.
In breve
In breve
In breve
- Fra il 2004 e il 2019 la quota di adulti con al più la licenza media diminuisce di 13,6 punti percentuali e nel 2020 è uguale a 37,5%. Nel Mezzogiorno raggiunge il 45,6%.
- Ha abbandonato precocemente gli studi, nel 2020, il 13,1% dei giovani fra i 18 e i 24 anni. L’obiettivo europeo indica una percentuale inferiore al 10%.
- Nel 2020 i giovani con un titolo di studio terziario in Italia sono il 27,8%, in lieve aumento rispetto all’anno precedente. La quota-obiettivo per i Paesi Ue è 40%.
- I neet sono il 23,3% della popolazione fra i 15 e i 29 anni. Nel Mezzogiorno l’incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord.
- Nel 2018 la spesa pubblica per istruzione rappresenta il 4,0% del Pil, a fronte di una media Ue del 4,7%.
ITALIA
uno sguardo d'insieme
La spesa in istruzione permette di valutare le politiche attuate in materia di crescita e valorizzazione del capitale umano. Nel 2018, in Italia, l’incidenza della spesa pubblica in istruzione rappresenta il 4,0 % del Pil, quota invariata rispetto all’anno precedente.
Adulti con istruzione secondaria inferiore e 30-34enni con istruzione universitaria. (Valori percentuali)
Il grado d’istruzione delle persone tra i 25 e i 64 anni offre un quadro complessivo: negli ultimi anni prosegue il miglioramento del livello della popolazione, con una percentuale di adulti poco istruiti scesa tra il 2004 e il 2019 di 13,6 punti percentuali e con un’ulteriore diminuzione nel 2020. Il valore si attesta al 37,5%, con una quota di popolazione che ha conseguito al più il titolo di licenza media maggiore nella componente maschile (39,8%) rispetto a quella femminile (35,3%).
Per quanto riguarda la percentuale di giovani che abbandonano precocemente gli studi, in Italia nel 2020 il valore è del 13,1%, con un leggero calo rispetto al 2019. L’obiettivo nazionale del 16% fissato per il 2020 è stato raggiunto nel 2014, mentre non è stato ancora conseguito l’obiettivo europeo di un valore inferiore al 10%. La Strategia Europa 2020 aveva fissato infatti alcuni obiettivi da raggiungere relativi all’innalzamento dei livelli di istruzione della popolazione.
Si conferma anche nel 2020 l'andamento stazionario della percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario: il valore è pari al 27,8% (27,6% nel 2019). Pur avendo raggiunto nel 2016 l’obiettivo nazionale, questa percentuale resta ancora molto al di sotto dell’obiettivo previsto per la media Ue (almeno il 40%).
Nel 2018 il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione dei giovani è del 61,0% tra i giovani di età compresa tra i 15 ed i 24 anni e del 37,4% tra gli individui nella fascia di età tra i 20 ed i 24 anni.
Nel 2020, i giovani che non lavorano e non studiano (i cosidetti neet) di età tra i 15 e i 29 anni sono 2 milioni e 100 mila. L'incidenza sulla relativa popolazione è del 23,3%, in aumento dopo cinque anni consecutivi di riduzione. L'aumento è certamente dovuto all'impatto negativo della pandemia COVID-19 sull'occupazione. La percentuale di giovani nella condizione di neet è più elevata tra le donne (25,4%) rispetto agli uomini (21,4%).
Infine, nel 2020, la partecipazione degli adulti alle attività formative - fondamentale per favorire l’occupabilità degli individui e la loro vita sociale e relazionale - interessa il 7,2% della popolazione tra i 25 e i 64 anni (il 7,4% della componente maschile e il 7,0% di quella femminile). La percentuale ha registrato un significativo calo, in particolare per la partecipazione della componente femminile, dovuto certamente alle limitazioni agli spostamenti e alle attività introdotte per arginare la pandemia COVID-19.
REGIONI l'Italia e le sue regioni
Le Regioni presentano aspetti tra loro differenti. Tra le ripartizioni, il Mezzogiorno presenta la maggiore incidenza sul Pil (5,7%) della spesa in Istruzione rispetto al Nord-Ovest (2,6%) in cui si investe relativamente di meno.
Nel 2020 la percentuale di adulti poco istruiti è più alta nel Mezzogiorno: 45,6% contro il 33,3% del Centro-Nord, con la Puglia che raggiunge il 48,5%.
Nonostante i progressi degli ultimi anni, per quanto riguarda gli abbandoni scolastici il divario territoriale rimane elevato, con una distanza di 5,1 punti tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno, dove l'incidenza raggiunge il 16,3%; in particolare, la percentuale più alta di giovani che abbandonano gli studi senza aver conseguito un titolo secondario superiore si registra in Sicilia (19,4%), in Campania (17,3%) e in Calabria (16,6%).
Anche la percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è differenziata sul territorio: nel 2020 il divario tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno è di 10,2 punti. In molte Regioni del Mezzogiorno non più di un giovane su cinque possiede un titolo di studio terziario, mentre in diverse Regioni del Nord uno su tre raggiunge i più alti livelli di istruzione. Il divario territoriale permane indipendentemente dal genere: per i maschi è pari a 8,9 punti e per le femmine a 11,5 punti.
Nel 2018 i tassi di partecipazione al sistema formativo dei giovani d’età compresa tra i 15 e i 24 anni e tra i 20 e i 24 anni crescono nella maggior parte delle Regioni. I valori degli indicatori restano tuttavia molto differenti tra le ripartizioni geografiche (con valori superiori nel Centro-Nord) e, all'interno di queste, anche tra le Regioni.
Giovani che non lavorano e non studiano. Anno 2020 (Valori percentuali)
Nel 2020, la quota di giovani che non lavorano e non studiano (i neet) aumenta esclusivamente nel Nord e nel Centro, ma le differenze territoriali rimangono molto ampie: il Mezzogiorno (32,6%) presenta una incidenza quasi doppia rispetto a quella del Centro-Nord (17,8%).
Infine, la partecipazione degli adulti alle attività formative è maggiore nelle aree del Centro-Nord (8,0%) rispetto a quelle del Mezzogiorno dove i valori più bassi si registrano in Calabria (5,6%), Puglia (5,5%), Campania (5,3%) e Sicilia (4,7%).
EUROPA l'Italia nel contesto europeo
Nel 2018, nell’Unione Europea l’incidenza della spesa pubblica in istruzione sul Pil è del 4,7% ed è superiore rispetto a quella registrata in Italia (4,0). Svezia, Danimarca e Belgio mostrano la quota di spesa più elevata, la Romania e Irlanda la quota più ridotta.
Per quanto riguarda i livelli di istruzione della popolazione, nel 2019 in Italia la percentuale di adulti poco istruiti è del 37,8%, valore decisamente superiore a quello medio dell’Ue uguale al 21,3%; anche la percentuale di giovani che hanno abbandonato precocemente gli studi (13,5%) è superiore a quella media dell’Ue (10,3%). Per questi indicatori l'Italia si trova rispettivamente al quart'ultimo e quint'ultimo posto nella graduatoria dei Paesi Ue.
Inoltre, la percentuale di giovani in possesso di un titolo di studio terziario è del 27,6%, mentre quella media europea è del 41,6%. L’andamento crescente di questo indicatore si è arrestato nel 2019 e l’Italia permane in penultima posizione nella graduatoria discendente dei Paesi Ue, seguita dalla Romania (25,8%), mentre tra i Paesi che la precedono diciannove hanno già raggiunto il target europeo del 40% fissato nella Strategia Europa 2020.
Nel 2018, il tasso di partecipazione dei giovani tra i 15 e 24 anni al sistema di istruzione e formazione in Italia è inferiore rispetto alla maggioranza dei Paesi dell’Ue; risulta inoltre tra i più bassi di Europa nella fascia di età compresa tra i 20 e i 24 anni.
Nel 2019, riguardo alla percentuale dei giovani che non lavorano e non studiano (i neet), l’Italia con una quota del 20,2% ha il valore più elevato tra i Paesi dell’Unione, superiore di 10 punti rispetto alla media europea (10,7%).
Infine, anche per l’indicatore sulla partecipazione degli adulti ad attività formative l’Italia presenta valori più bassi della media europea, collocandosi nella metà inferiore della graduatoria. I Paesi scandinavi si confermano quelli con le percentuali più elevate (Svezia 34,3%, Finlandia 29,0%, Danimarca 25,3%). I valori minimi si registrano in Romania, Bulgaria e Croazia.
Giovani che non lavorano e non studiano. Anno 2019 (Valori percentuali)